Fibromialgia e musica
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La fibromialgia è una sindrome multifattoriale caratterizzata da dolore diffuso accompagnato da stanchezza, disturbi del sonno, depressione, ansia, problemi cognitivi e legati alla memoria, nonché alterazioni delle percezioni sensoriali e limitata mobilità motoria.

Tutto ciò complica lo svolgimento delle azioni quotidiane e limita la vita sociale di chi ne è affetto.

L’analgesia rappresenta una possibilità terapeutica per alleviare la sintomatologia tipica, permettendo al paziente di poter migliorare la qualità della propria vita.

 

Oltre a quella farmacologica già conosciuta ed in uso, una terapia alternativa è rappresentata dalla musica.

Recenti studi hanno dimostrato che i soggetti affetti da fibromialgia mostrano un miglioramento dei sintomi, in particolare del dolore, in conseguenza all’ascolto della musica.
Sono state fatte diverse prove tramite l’esposizione a “pink noise” (un rumore test, fastidioso) e musica.
Le due tipologie di suono attivano diverse regioni del cervello, determinando una risposta differente per quanto riguarda la percezione del dolore.
Sembra che i fibromialgici gestiscano le emozioni e il dolore in maniera diversa rispetto al resto della popolazione.

È stata riscontrata un’alterazione nel processamento cerebrale delle informazioni di tipo emozionale e attentivo/cognitivo.
La modifica somatosensoriale è caratterizzata da una dissociazione tra la componente sensoriale e quella affettiva delle informazioni relative al dolore. Tale disfunzione sembra essere strettamente correlata con il grado di alterazione che il dolore determina, nel sistema nervoso centrale, a livello delle regioni interessate alla gestione dell’affettività, suggerendo che lo stato d’animo può modulare la soglia di eccitabilità nei casi di dolore cronico.

 

Come può la musica agire su tali meccanismi?

Gli studi del caso suggeriscono che l’effetto analgesico della musica sia dovuto a meccanismi cognitivi ed emozionali e che sia basato su uno shift di schemi di connessione tra le aree cerebrali correlate al dolore e quelle relative al controllo esecutivo/cognitivo.
Tali meccanismi sembrerebbero essere originati da processi mentali quali la distrazione, il piacere, la familiarità, la confidenza, il rilassamento, le emozioni positive oppure da una combinazione di essi.

Quale musica risulta essere più adatta all’uso antalgico?

I ricercatori hanno messo in evidenza che non esiste un tipo di musica più consono di altri a questo utilizzo. I
n termini generali, si potrebbe proporre l’ascolto di musiche rilassanti, in quanto migliorano la percezione del dolore.
In base alle prove effettuate, si è visto che i risultati più evidenti si ottengono grazie alla somministrazione acustica di musiche scelte dal paziente stesso. Esse possono essere gradite perché familiari, perché evocano ricordi o emozioni passate, perché rispecchiano i gusti musicali del soggetto interessato.
Ne deriva che l’uso della musica come terapia contro il dolore ha anche un aspetto culturale, non solo strettamente scientifico.

In aggiunta, il dolore è correlato alla mobilità funzionale: se intenso, può spingere il soggetto alla riduzione della mobilità, anche fino alla completa disabilità.
La somministrazione della musica, causando una diminuzione della percezione del dolore, facilita la ripresa motoria del paziente, permettendogli di recuperare una vita quotidiana e sociale di migliore qualità.
Affinché fornisca i benefici sopra citati, è importante anche il tempo e la durata dell’ascolto.
Iniziali esperimenti indicano che l’ascolto fatto prima del movimento risulta essere più efficace.
In questa ottica, il movimento viene facilitato non tanto dal ritmo della musica scelta, eventualmente “seguito” utilizzando il corpo, quanto dai meccanismi che la musica scelta attiva a livello cerebrale antecedentemente al movimento stesso.

Gli studi sono ancora abbastanza iniziali, i campioni analizzati sono piccoli e non sempre omogenei, non si conosce la durata degli effetti positivi del trattamento, però emergono comunque diversi elementi importanti:
• la musica come terapia antalgica agisce a livello cerebrale e non a livello di nocicettori, quindi attiva meccanismi nel sistema nervoso centrale e l’attivazione di quello periferico è solo secondaria;
• il miglioramento della percezione del dolore riguarda anche i casi di dolore ormai cronico e porta anche ad un incremento della mobilità funzionale;
• questo tipo di terapia è basata sulla possibilità di utilizzo di un’ampia gamma di generi e brani musicali.

In definitiva, si può affermare che la musica potrebbe rappresentare un’alternativa importante di terapia antalgica oppure può essere affiancata alla terapia farmacologica già in uso in tutti i pazienti fibromialgici.


Bibligrafia

• Pando-Naude V., Barrios F.A., Alcauter S., Pasaye E.H., Vase L., Brattico E., Vuust P. & Garza-Villarreal E.A., “Functional connectivity of musicinduced analgesia in fibromyalgia”, Scientific reports (Naturesearch) 2019, 9:15486
• Garza-Villarreal E.A., Wilson A.D., Vase L., Brattico E., Barrios F.A., Jensen T.S., Romero-Romo J I. and Vuust P., “Music reduces pain and increases functional mobility in fibromyalgia”, Frontiers in Psychology 2014, 5:90

Team Associazione Scientifica Fibromialgia

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