È una frase semplice, una domanda in italiano colloquiale che faccio sempre, in particolare nella prima visita. Spesso coglie di sorpresa chi è dall’altra parte della scrivania, che, a volte, non ha mai sentito rivolgersela.
Eppure è la domanda che nel rapporto medico-paziente e nella gestione di una patologia cronica, in particolare come la fibromialgia, rappresenta uno dei cardini del percorso terapeutico.
“Come su cosa vorrei stare meglio?” risponde qualcuno. Ed altri sorridendo rispondono “Su tutto…”.
Qual è il senso di questa domanda che pongo?
La fibromialgia è una condizione patologica caratterizzata da molti sintomi, tra i quali, i due più importanti sono il dolore e la stanchezza; intorno ai questi, ruotano l’ insonnia, i disturbi della memoria, i disturbi intestinali e molti altri.
Qualunque persona visiti, se affetta da una malattia cronica come la fibromialgia, ho sempre tra i miei obbiettivi sentirmi dire, dopo un mese “Sto meglio”. Questo stare meglio può essere del 10% o del 50% ma comunque deve trasmettermi che, dopo anni in cui una persona ha vagato nel buio, ha iniziato a vedere che qualcosa si muove in senso positivo, ha iniziato a percepire che la qualità di vita migliora.
In particolare, per comprendere qual è il centro del malessere del paziente, chiedo su che cosa vorrebbe stare meglio perché la risposta non è scontata. Per qualcuno è di primaria importanza tornare ad avere un sonno ristoratore che permetta di non percepire più quella stanchezza presente da anni, che rende vivere un’ impresa troppo pesante. Per altri il problema principale è il dolore che fa da compagno di vita dalla mattina al risveglio a quando il sonno prende il sopravvento, la notte (quando succede…).
Certo, tutti vorrebbero migliorare subito tutti i sintomi e, da subito, si lavora per questo, ma il focus della terapia sarà puntato sul sintomo principale, che, migliorando o meno, costituirà il termometro dell’efficacia del percorso terapeutico.
Nel tempo, il sintomo cardine può cambiare: inizialmente il problema principale magari era l’astenia, poi, nell’ambito di un miglioramento generale, diventa il dolore cronico.
Lo stato di salute ci suggerirà la priorità da perseguire tramite la terapia che, se ben calibrata, spesso va a segno.
Dr. Michele Gardarelli
Medico Chirurgo
Vicepresidente Associazione Scientifica Fibromialgia
Membro del Comitato tecnico scientifico Comitato Fibromialgici Uniti e del Gruppo di lavoro ASUR su Fibromialgia e MCS
Referente Terapie integrate A.N.D.O.S. odv (Assoc. Naz. Donne Operate al Seno) Comitato di Ancona
Coordinatore Comitato scientifico del Comitato Pazienti Cannabis Medica
michelegardarelli@hotmail.com
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