Probiotici e prebiotici: un aiuto nella fibromialgia
Probiotici-prebiotici-fibromialgia

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Uno dei sintomi caratterizzanti la fibromialgia è il dolore diffuso.
Studi recenti correlano questa sintomatologia con problematiche intestinali (IBS, colon irritabile, ecc.).

In particolare, analizzando il microbiota, si è visto che i pazienti fibromialgici hanno una composizione modificata rispetto ai gruppi di controllo: c’è un’abbondanza di alcune specie con attività pro-infiammatoria e la carenza di altre che limitano la crescita delle prime o che producono SCFA (short chain fatty acid – acidi grassi a corta catena), molecole ad azione antinfiammatoria.
L’infiammazione della parete intestinale ne determina la perdita dell’integrità aumentandone la permeabilità, quindi il passaggio di molecole, frammenti cellulari e tossine nel circolo sanguigno e in quello linfatico.
Questo meccanismo fa sì che lo stato infiammatorio possa raggiungere distretti diversi e lontani dall’intestino fino a causare un’infiammazione sistemica, con conseguente dolore esteso.

Gli stessi studi hanno messo in evidenza che la disbiosi intestinale ha ricaduta maggiore sull’intensità dei sintomi, piuttosto che sulla loro insorgenza e, partendo da questa scoperta, hanno dimostrato che i probiotici e i prebiotici possono essere una valida possibilità terapeutica.

Qual è la differenza tra probiotici e prebiotici?
E quale la loro azione?

I probiotici sono microrganismi vivi che, superando l’acidità dello stomaco, raggiungono l’intestino dove si fermano stabilmente e, occupando delle nicchie specifiche, contribuiscono al ristabilirsi dell’equilibrio tra le specie microbiche presenti.
Naturalmente, l’integrazione di probiotici non deve essere casuale, bensì mirata a reintegrare le specie carenti o mancanti e a limitare la crescita eccessiva di quelle che determinano l’infiammazione della mucosa intestinale.
Non è da trascurare anche la valutazione metabolica del microbiota, in quanto alcuni microrganismi producono neurotrasmettitori che possono raggiungere il cervello causando il peggioramento dei disturbi del sonno e dell’umore, tipici della fibromialgia.

I prebiotici, invece, non sono organismi, ma sostanze non digeribili che fungono da substrato per la crescita dei batteri “buoni”.
Il vantaggio dei prebiotici nella fibromialgia è rappresentato dai prodotti che derivano dalla loro fermentazione ad opera dei batteri simbionti.
Un esempio importante è la produzione di SCFA che, come già detto, riducono l’infiammazione, ma acidificando l’ambiente colonico, favoriscono anche la crescita dei batteri protettivi e contrastano quella dei patogeni.
Inoltre, ripristinando il trofismo della mucosa intestinale, ne mantengono una corretta funzionalità con conseguente assorbimento adeguato dei nutrienti assunti con il cibo (sali minerali, vitamine, ecc.).
I più comuni prebiotici sono l’inulina, i frutto-oligosaccaridi (FOS), i gluco-oligosaccaridi (GOS), i galatto-oligosaccaridi (TOS) e i soia-oligosaccaridi (SOS).
I prebiotici si trovano in numerose piante edibili e sono più conosciuti con il nome di “fibre”.

Il soggetto fibromialgico, quindi, per ottenere una buona remissione o diminuzione della sintomatologia dolorosa, deve curare molto l’alimentazione (povera di cibi pro-infiammatori e ricca di fibre) ed eventualmente, farsi consigliare, da personale preparato, un’integrazione mirata di probiotici e prebiotici.

Bibliografia:
• “Gut microbiome: pertinence in fibromyalgia”; A. Minerbi and M.-A. Fitzcharles; Clin Exp Rheumatol 2020; 38 (Suppl. 123): S99-S104
• “The gut microbiome and the brain”; L. Galland; J Med Food 17 (12) 2014, 1261–1272
• “Nutritional Interventions in the Management of Fibromyalgia Syndrome”; G. Pagliai, I. Giangrandi, M. Dinu, F. Sofi and B. Colombini; Nutrients 2020, 12, 2525

 

Team Nutrizione Associazione Scientifica Fibromialgia
Dott.ssa Edy Virgili
Dott.ssa Laura Calza
Dott.ssa Federica Calcagnoli

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