“Sono andato dal medico a causa del dolore e mi ha prescritto psicofarmaci: non mi ha capito e non sono stato creduto, non sono pazzo”
:questo è un pensiero che ha attraversato la mente di molte persone affette da Fibromialgia (FM) dopo una visita medica e che mi è stato spesso riferito.
Una delle motivazioni di questo vissuto è costituita dal TEMPO LIMITATO CHE IL MEDICO DEDICA ALLA VISITA, anche perché il Servizio Sanitario Nazionale ha dei tempi prestabiliti, che sono, a volte, fonte di frustrazione anche per i medici stessi, come ho avuto modo di verificare confrontandomi, ad esempio, con alcuni reumatologi. 20 minuti non è, a mio parere, uno spazio temporale adeguato ad ascoltare un paziente, visitarlo e spiegargli le motivazioni di una terapia prescritta per una condizione patologica complessa come la FM, anche alla luce di documenti ufficiali che tra poco citerò; ecco perché ho sempre evidenziato, nelle sedi istituzionali in cui ho portato il mio contributo, come referente scientifico di un’ associazione di pazienti, come il Comitato Fibromialgici Uniti (CFU-Italia odv), l’importanza di AUMENTARE IL TEMPO da dedicare alla visita che può prevedere, come riportato nel Documento di Consenso Regionale siciliano del 2019 “Indicazioni per la Diagnosi e trattamento della Sindrome fibromialgica”, anche l’attenzione ad elementi di Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI), ossia ad una visione a 360 gradi dell’essere umano.
La perplessità delle persone cui sono prescritti psicofarmaci (se non accompagnati da adeguate spiegazioni) per ridurre l’ intensità dei sintomi della Sindrome fibromialgica, è comunque giustificata, poiché la FM, in base alla moderna visione della Scienza, non è una patologia psichiatrica né psicosomatica, bensì a carico del Sistema Nervoso Centrale (SNC).
LE VIE NERVOSE DISCENDENTI NON MODULANO ADEGUATAMENTE IL DOLORE e ciò fa si che anche stimoli non dolorosi siano percepiti come dolorosi (allodinia) o stimoli dolorosi lievi siano percepiti come molto dolorosi (iperalgesia); il patologico funzionamento del SNC èanche responsabile di gran parte degli altri sintomi della Sindrome fibromialgica.
La causa di questi fenomeni è costituita dall’alterazione del funzionamento dei circuiti nervosi in cui sono coinvolte principalmente la serotonina e la noradrenalina ma anche la dopamina.
QUESTE MOLECOLE SVOLGONO IMPORTANTI FUNZIONI DI MODULAZIONE DEL DOLORE, DELL’UMORE E DEL SONNO, QUINDI I FARMACI CHE INFLUENZANO IL LORO METABOLISMO SONO CONTEMPORANEAMENTE ANTIDOLORIFICI, PSICOFARMACI E REGOLATORI DEL SONNO.
Ciò comporta che le molecole, denominate anche PSICOFARMACI, VENGONO, IN REALTÀ, PRESCRITTE A SCOPO ANTIDOLORIFICO E NON DOVREBBERO QUINDI SPAVENTARE O ESSERE VISSUTE CON PREGIUDIZIO.
QUANDO C’È CONOSCENZA E CONSAPEVOLEZZA QUESTA PUÒ PRENDERE IL POSTO DI PAURA E PREGIUDIZIO.
I farmaci più comunemente utilizzati sono principalmente la duloxetina e il pregabalin.
Entrambi agiscono a vari livelli tra cui sulla ricaptazione della serotonina e della noradrenalina quindi influenzando positivamente i meccanismi nervosi deficitari.
La duloxetina ha un’ azione decisa anche sull’umore, il pregabalin sul sonno.
Questo effetto duplice è in realtà molto utile poiché, perfino nei criteri diagnostici della Sindrome fibromialgica, sono inclusi anche la depressione e i disturbi del sonno: sono infatti disturbi presenti molto spesso.
Questi farmaci hanno una loro efficacia, ma NON PER TUTTI I FIBROMIALGICI, E POSSONO DETERMINARE L’INSORGENZA DI EFFETTI INDESIDERATI che ne possono causare l’ abbandono; quindi è importante utilizzarli con cautela e al dosaggio minore possibile efficace, cioè assumerne quella dose che abbia un effetto terapeutico, ma non generi collateralità. Qualora questi farmaci non siano tollerati, non siano sufficientemente efficaci o non rientrino nelle scelte di cura del paziente, si possono prescrivere altri farmaci o terapie complementari o la Cannabis terapeutica al fine di personalizzare il più possibile l’ approccio, COME SE FOSSE UN VESTITO CUCITO SU MISURA.
È importante inoltre modificare al meglio lo stile di vita e iniziare un percorso multidisciplinare, quando possibile, per ridurre al minimo la necessità dell’approccio farmacologico.
Dr. Michele Gardarelli
Medico Chirurgo, Medicina Integrata
Associazione Scientifica Fibromialgia
Comitato scientifico CFU-Italia odv (Comitato Fibromialgici Uniti)
Referente Terapie Integrate A.N.D.O.S. odv (Assoc. Naz. Donne Operate al Seno) di Ancona