Fibromialgia: la limitazione funzionale
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Sono ormai diversi anni che mi occupo, in qualità di Psicologo Clinico, di Fibromialgia e in diversi incontri e convegni mi sono ritrovato a porre alle persone questa domanda:

” Da una scala da 0 a 10 quanto è importante il dolore, premesso che il dolore è un’esperienza difficile da vivere e sempre da una scala da 0 a 10 quanto è importante la limitazione funzionale del non poter fare le cose?” Molto spesso le persone mi rispondono “LA LIMITAZIONE FUNZIONALE”.

Le persone fibromialgiche per come sono fatte, per quella che è la loro struttura di personalità, si identificano con quello che fanno, non per quello che sono: più fanno, più sono brave, più sono riconosciute , più sono stimate e amate e più hanno il riscontro esterno di andare bene e di funzionare bene.

D’altronde hanno speso tutta la loro vita in funzione degli altri, hanno vissuto con forti sensi del dovere senza fermarsi mai, sia fisicamente che mentalmente.

Ma quando la malattia sopraggiunge ed impedisce di fare?

Perdono la loro identità, non sanno più chi sono.

Una domanda infatti che mette in difficoltà le persone è: Lei chi è?.
Dopo un intervallo di tempo e di riflessione mi rispondono:” Non lo so!”.
Sotto questo punto di vista capiamo che il dolore di per sé diventa secondario.

I fibromialgici sono persone tenaci, il dolore non li spaventa, lo sopporterebbero;
quello che non sopportano è la LIMITAZIONE FUNZIONALE del non poter fare le cose.

Allora cosa è importante capire?

È importante capire che noi siamo importanti non per quello che facciamo ma per quello che siamo.

Il momento delicato che stiamo vivendo deve portarci proprio a questa attenta riflessione interna: dobbiamo valorizzare noi stessi, il nostro unico, speciale e straordinario nome che da senso alla nostra identità.

È ovvio, la malattia di per sé, porta dei limiti ma noi andiamo bene anche con questi limiti e le persone che ci stanno accanto devono capirci e accettare la nostra grande sensibilità.

SE NON METTIAMO AL CENTRO NOI STESSI NON ANDIAMO DA NESSUNA PARTE E NON ESISTE FARMACO CHE TENGA: QUESTO È IL VERO DRAMMA!

Amarsi significa accettarsi così come si è, concedersi di essere ciò che si è in questo momento.

Una persona che vive nella paura costante si critica, cerca di tenere tutto sotto controllo tendendo alla perfezione ma non appena fa un errore si dimentica di tutte le belle cose che ha fatto.
Si finisce cosi per dimenticare la propria essenza, chi si è davvero ossia un essere spirituale che abita in un corpo materiale, un essere meraviglioso che fa del suo meglio rispetto alla propria conoscenza e alla propria coscienza.

Ci si identifica con la personalità da noi stessa creata mentalmente ma che di fatto è illusoria.

Un buon esercizio per aiutare le persone a RICONOSCERSI è quello di farsi almeno 10 complimenti al giorno.

Suggerisco inoltre di prendere il tempo per scrivere senza impulsività e di leggerli poi ad alta voce, così sarà ancora più efficace.

Può sembrare un esercizio semplice e banale ma anni di esperienza in questo ambito clinico mi hanno insegnato esattamente il contrario:
la persona fibromialgica ha necessità di essere guidata a prendere conoscenza e controllo della sua identità.

Dott. Roberto Re
Psicologo Clinico
Esperto in: Fibromialgia
Ipnoterapia, Auricoloterapia e Psicosomatica

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