Il disturbo da alimentazione incontrollata induce alcuni soggetti fibromialgici ad utilizzare il cibo come sollievo istantaneo, anche se negativo, per attutire il dolore e la sofferenza emotiva.
Ne consegue un ciclo ben preciso di passaggi:
1) IL SOLLIEVO dai sentimenti di disagio deriva soltanto dal pensiero di mangiare.
2) LA NECESSITÀ DI RIMPINZARSI, SPESSO CON I DOLCI, per attutire la depressione.
3) IL CROLLO DEL LIVELLO DELL’ANSIA non appena le scorpacciate attenuano lo stress, la rabbia o la tristezza.
4) IL RITORNO DEL CATTIVO UMORE vuoi perché i dolori fisici aumentano vuoi per il senso di colpa e di vergogna associati all’ingordigia alimentare.
5) DI NUOVO LA CRESCITA DELL’ANSIA e si instaura la depressione perché gli eccessi alimentari procurano un sollievo di breve durata al proprio “dolore”.
Riporto uno dei tanti casi clinici che mi sono capitati: in una delle sedute F., affetta da fibromialgia, mi racconta un episodio che le era capitato nei giorni precedenti.
Si stava preparando per andare ad una festa di compleanno di famiglia quando ad un certo punto viene assalita da un’angoscia e da una disperazione indicibile.
Apre una scatola di biscotti e ne mangia più di 10.
In seduta le chiedo:
” prova ad entrare con la tua mente in quella scena mentre ti stai preparando, prova a rivivere quel momento…. esattamente in quel preciso istante cosa hai pensato?”.
F. mi guarda un po’ sbalordita sembra sorpresa a non capire bene la domanda e mi dice:
” cosa ho pensato in quel momento… non lo so… ma ora che ci penso… ho pensato che nessuno alla festa di compleanno potrà capire come io mi sento, dovrò indossare di nuovo quella maschera pesante, dovrò stamparmi sul mio viso di nuovo quel sorriso finto con un dolore interno che attanaglia il mio corpo, la mia psiche e la mia anima.
Dovrò di nuovo sentirmi dire…
ti trovo davvero bene“.
La mia giovane paziente, che per sua e mia fortuna è molto intelligente, ha capito una cosa: quel pensiero inconscio, fonte di grande sofferenza emotiva, scatta in maniera automatica al di fuori di ogni consapevolezza e comunica e conferma a F. quanto lei sia una persona che,
– non vada bene,
– non funzioni,
– non possa essere capita, accettata e amata.
La informa che è un essere umano difettoso.
L’azione impulsiva nei confronti del cibo nasce da questo pensiero catastrofico, il primo e unico a comparire nella sua mente, di cui F. non aveva preso consapevolezza.
Dott. Roberto Re
Psicologo Clinico
Esperto in: Fibromialgia
Ipnoterapia, Auricoloterapia e Psicosomatica